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LA PSICOTERAPIA COGNITIVA

 

 

Tra le varie forme di psicoterapia esistenti oggi, la psicoterapia cognitiva è quella che ha dato maggiori prove empiriche nel saper trattare efficacemente una varietà di disturbi psicologici (leggi articolo del 2012). L’attenzione rispetto alla valutazione delle proprie prassi, che gli psicoterapeuti cognitivisti hanno mostrato sin dalla nascita del movimento di terapia cognitivo-comportamentale, ha fatto sì che le prove di efficacia per questo trattamento si siano accumulate in modo superiore a tutti gli altri approcci.

La psicoterapia cognitiva ha mostrato efficacia nel ridurre sintomi d’ansia, depressione, ossessioni e nel migliorare i disturbi di personalità e patologie più gravi. I benefici si mostrano in vari ambiti della persona: riduzione della sofferenza soggettiva, miglioramento della vita sociale e del funzionamento lavorativo (leggi).

 

 

LA PSICOTERAPIA COGNITIVA AD INDIRIZZO COSTRUTTIVISTA ED EVOLUTIVO

 

Il modello rispetto al quale ho ricevuto la mia formazione è quello adottato dalla Scuola Bolognese di Terapia Cognitiva (vedi sito), un modello cognitivo costruttivista ed evolutivo che si focalizza sull'importanza di comprendere le personali modalità di organizzare l'esperienza soggettiva, sull'importanza delle radici storiche ed evolutive della sofferenza emotiva e sul monitoraggio costante delle emozioni del paziente e del terapeuta in un'ottica collaborativa. Le teorie di riferimento sono quella cognitivo-evoluzionista di Giovanni Liotti (vedi libri e vedi intervista), quella sistemico-processuale di Vittoro Guidano (vedi libri), la teoria dell'attaccamento di John Bowlby (vedi intervistavedi libri) e il modello dinamico maturativo di Crittenden (vedi sito).

 

Sul rapporto tra teoria dell'attaccamento e svolta relazionale nella terapia cognitiva vedi articolo di Liotti e Farina (leggi).

 

La famiglia delle psicoterapie cognitive e cognitivo-comportamentali, è in evoluzione. Tra le forme più recenti di psicoterapie cognitive possiamo ricordare la Terapia Metacognitiva Interpersonale, la Terapia Dialettico Comportamentale, la Mindfulness, la Acceptance and Commitment Therapy, la Schema Therapy, la Terapia Funzionale-Analitica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PRINCIPI DELLA TERAPIA COGNITIVA

 

Riporto dal sito dei colleghi del Centro di Terapia Metacognitiva (vedi sito) alcuni principi condivisi dalle varie forme di psicoterapia cognitiva che mi sembrano particolarmente pregnanti: 

 

1) Paziente e terapeuta fin dalle prime sedute tentano di comprendere i motivi che portano alla sofferenza soggettiva ed alla diminuzione della capacità di vivere una vita sociale soddisfacente

 

2) L’attenzione è posta a quello che la persona pensa e prova, ovvero le dimensioni cognitiva ed emozionale, e a capire in che modo pensieri ed emozioni portino a soffrire o a comportarsi in modi che impediscano di realizzare le proprie mete di vita 

 

3) Paziente e terapeuta, una volta compreso quali sono i motivi all’origine dei problemi formulano insieme un piano di cura e un contratto terapeutico che sia ragionevole e condivisibile da entrambi; il piano  di cura è finalizzato a trovare strategie per ridurre il dolore e vivere una vita affettiva e lavorativa più soddisfacente e creativa. Piano di cura e contratto terapeutico comprendono le mete che si desidera raggiungere e le azioni che paziente e terapeuta potranno compiere per realizzarle. 

 

4) Il progresso terapeutico è costantemente valutato insieme ai pazienti: la terapia cognitiva non adotta una posizione autoritaria ma chiede al paziente di riflettere insieme al terapeuta sull’andamento del percorso, in modo da aggiustare in corso d’opera le azioni intraprese e aumentare la possibilità che il cambiamento positivo sia raggiunto

 

5) L’attenzione alla relazione tra paziente e terapeuta è costante: il percorso terapeutico è più efficace se condotto in un clima positivo e collaborativo, che i terapeuti cognitivisti tentano di promuovere.

 

6) Originariamente la psicoterapia cognitiva si basava sull’idea che i pazienti soffrissero a causa di modi di pensare “erronei”. Oggi questo assunto non è più valido. I pazienti soffrono a causa di modi di pensare e sperimentare emozioni che sono in gran parte sovrapponibili a quelli delle persone che non presentano sintomi; semplicemente tali pensieri ed emozioni si attivano più frequentemente, con più intensità dolorosa, e la persona non riesce a metterli da parte in favore di modi di pensare e sentire alternativi, che riducano il dolore e facilitino la soluzione dei problemi

 

7) Una volta identificati in modo collaborativo e condiviso quali siano pensieri ed emozioni alla fonte dei problemi, paziente e terapeuta sviluppano strategie volte a tenere fuori dalla mente tali pensieri, a trovare punti di vista diversi sul mondo. In particolare ci si impegna a tentare di compiere azioni nella vita quotidiana che non siano dettate da pensieri ed emozioni problematiche. In altre parole, la psicoterapia cognitiva non è volta a correggere presunti errori che la persona fa, ma a promuovere pensieri ed azioni che aiutino a ridurre il dolore e promuovere la vita sociale. 

 

 

ASPETTI DINAMICI DELLA TERAPIA COGNITIVA

 

Il mio modo di intendere e praticare la psicoterapia cognitiva non si discosta molto dalle 7 caratteristiche che il noto clinico e ricercatore psicodinamico Jonathan Shedler ha descritto sinteticamente rispetto alla terapia psicodinamica (leggi articolo):

 

1. Focalizzazione sugli affetti  e sull’espressione delle emozioni. 

La terapia psicodinamica incoraggia l’esplorazione e la discussione dell’intera gamma delle emozioni del paziente. Il terapeuta aiuta il paziente a descrivere e mettere in parole i sentimenti, compresi i sentimenti contradditori, disturbanti o minacciosi che il paziente inizialmente può non essere capace di riconoscere o ammettere. Si riconosce anche che l’insight intellettuale non è la stessa cosa dell’insight emotivo, che risuona a un livello più profondo e può condurre al cambiamento (questa è una delle ragioni per cui molte persone intelligenti e psicologicamente sofisticate sono ben capaci di spiegare i motivi delle loro difficoltà ma questo a loro non serve per superarle).

 

2. Esplorazione dei tentativi tesi a evitare pensieri e sentimenti disturbanti

La gente, consapevolmente o inconsapevolmente, spesso fa di tutto per evitare aspetti disturbanti o conflittuali della propria esperienza. Questo evitamento (in termini teorici, difesa e resistenza) a volte può manifestarsi in comportamenti quali saltare sedute, venire in ritardo o essere evasivi. Può assumere forme sottili e difficili da riconoscere nel dialogo, come cambiare argomento quando emergono certe idee, soffermarsi su aspetti marginali piuttosto che su ciò che è psicologicamente significativo, guardare a fatti ed eventi escludendo le emozioni, sottolineare le circostanze esterne piuttosto che il proprio ruolo nel contribuire a determinare certe situazioni, e così via. La terapia psicodinamica mette a fuoco ed esplora attivamente questi evitamenti.

 

3. Identificazione di temi e modalità ricorrenti

La terapia psicodinamica cerca di identificare ed esplorare temi e pattern ricorrenti in pensieri, sentimenti, immagini di sé, relazioni ed esperienze di vita. In alcuni casi un paziente può essere ben consapevole di modalità ricorrenti dolorose o autodistruttive ma è incapace di evitarle (ad esempio, un uomo è ripetutamente attratto da storie d’amore con partner che lo rifiutano, o una donna mette in atto sempre auto-sabotaggi quando si avvicina al successo). In altri casi, il paziente può essere inconsapevole di queste modalità fino a quando il terapeuta lo aiuta a riconoscerle e capirle.

 

4. Discussione di esperienze passate (focalizzazione sullo sviluppo)

Collegato all’identificazione di temi e modalità ricorrenti è il riconoscimento che le esperienze passate, specialmente quelle precoci con figure di attaccamento, influenzano la nostra esperienza presente. La terapia psicodinamica esplora le esperienze precoci, il rapporto tra passato e presente, e i modi con cui il passato tende a “sopravvivere” nel presente. Il focus non è sul passato in quanto tale, ma sul modo con cui il passato illumina le difficoltà psicologiche attuali. L’obiettivo è quello di aiutare il paziente a liberarsi dai legami con le esperienze passate allo scopo di vivere più pienamente nel presente.

 

5. Focalizzazione sui rapporti interpersonali

La terapia psicodinamica presta molta attenzione ai rapporti e alle esperienze interpersonali del paziente (in termini teorici, relazioni oggettuali e attaccamento). Gli aspetti sia adattivi che disadattivi della personalità e delle immagini di sé si forgiano all’interno delle relazioni di attaccamento, e le difficoltà psicologiche spesso insorgono quando certe problematiche interpersonali interferiscono con la capacità di soddisfare i bisogni emotivi.

 

6. Focalizzazione sulla relazione terapeutica

Il rapporto terapeuta-paziente è esso stesso un’importante relazione interpersonale che può diventare estremamente significativa ed emotivamente carica. Nella misura in cui vi sono temi ripetitivi nelle modalità relazionali, questi temi tendono a emergere in qualche modo anche nella relazione terapeutica. Per esempio, chi tende a non fidarsi degli altri può vedere il terapeuta con sospetto, chi teme rifiuto o abbandono può temere (sia consapevolmente che inconsapevolmente) di essere rifiutato dal terapeuta, chi spesso prova rabbia e ostilità può provare rabbia e ostilità verso il terapeuta, e così via (questi sono esempi volutamente semplici, e la ripetizione di temi interpersonali nella relazione terapeutica spesso è ben più complessa e sottile). La ripetizione di temi interpersonali nella relazione terapeutica (in termini teorici, transfert e controtransfert) fornisce un’opportunità unica per esplorarli e rielaborarli in vivo. L’obiettivo è quello di una maggiore flessibilità nei rapporti con gli altri e una maggiore capacità di soddisfare i bisogni interpersonali.

 

7. Esplorazione di desideri e fantasie

Diversamente da altre terapie, dove il terapeuta può strutturare attivamente le sedute o seguire un’agenda predeterminata, la terapia psicodinamica incoraggia il paziente a parlare liberamente di tutto quello che gli passa per la testa. Quando i pazienti lo fanno (e per molti all’inizio non è facile riuscirci veramente), i loro pensieri naturalmente divagano in molte aree della vita mentale, e parlano di desideri, paure, fantasie, sogni notturni e sogni a occhi aperti (che in molti casi non erano mai stati messi in parole). Tutto questo materiale è una ricca fonte di informazioni sul modo con cui il paziente vede se stesso e gli altri, interpreta l’esperienza dandole un senso, ne evita aspetti o interferisce con la capacità di trovare maggiore soddisfazione e significato nella vita.

 

Quest’ultima affermazione allude a un obiettivo più vasto che è implicito in tutti gli altri: gli obiettivi della terapia psicodinamica comprendono la guarigione dai sintomi, ma vanno anche ben al di là di questi. Una terapia riuscita non dovrebbe solo eliminare i sintomi (cioè sbarazzarsi di qualcosa) ma anche favorire la crescita di capacità e risorse psicologiche. A seconda della persona e delle circostanze, queste possono includere la capacità di avere relazioni più soddisfacenti, utilizzare meglio i propri talenti, mantenere un’autostima più realistica, tollerare una gamma di emozioni più vasta, avere rapporti sessuali più soddisfacenti, comprendere meglio se stessi e gli altri, e far fronte alle sfide della vita con maggiore libertà e flessibilità. Questi obiettivi sono perseguiti attraverso un processo di autoriflessione, autoesplorazione e scoperta di sé che avviene nel contesto di una relazione sicura e profondamente autentica tra terapeuta e paziente.

 

​A parte il fatto di non impiegare la tecnica delle libere associazioni del paziente (punto 7) il mio modo di concepire e praticare la psicoterapia cognitiva può considerarsi, nel senso sopra descritto, come "psicodinamico".

​Questo modo di pensare e praticare la psicoterapia in modo "integrato" e non dogmatico non è infrequente tra gli psicoterapeuti, che spesso sono più integrati nella pratica di quanto sono disposti ad ammettere nella teoria (Shedler, 2010).

 

Dott. Stefano Blasi, Ph.D, Psicologo Clinico e Psicoterapeuta, Specializzato in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale,

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Ricevo su appuntamento a Castelfidardo (AN) e Jesi (AN) 

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