Il DISTURBO BORDERLINE DI PERSONALITA' (DBP) è tra i più diffusi disturbi di personalità: ne è affetto il 2% circa della popolazione adulta, soprattutto donne.
L’esordio avviene in adolescenza o nella prima età adulta.
E’ un disturbo che interessa molte aree della persona:
1) identità: disturbo dell’identità, instabilità relazionale, vuoto o noia;
2) affettività: instabilità affettiva, rabbia intensa e irritazione;
3) impulsività: impulsività, autolesionismo e rischio suicidario.
Attualmente il DBP è il più studiato tra tutti i disturbi di personalità. Benché sia un disturbo spesso associato a gravi sintomi e comportamenti disfunzionali, risponde bene al trattamento psicoterapeutico.
COME SI MANIFESTA IL DISTURBO
Secondo la più recente classificazione (DSM-5), per fare diagnosi di disturbo di personalità borderline, devono essere soddisfatti i seguenti criteri:
1. Compromissioni significative nel funzionamento della personalità, che si manifestano come:
A. compromissioni significative del Sé. (A o B):
a. Identità: marcatamente povera, poco sviluppata, con un’immagine instabile di sé, spesso associata ad eccessiva autocritica; sentimenti cronici di vuoto, stati dissociativi sotto stress.
b. Auto-direzionalità: instabilità negli obiettivi e difficoltà a formulare e mantenere aspirazioni, valori, piani di carriera.
B. compromissioni nel funzionamento interpersonale (A o B):
a. Empatia: compromissione della capacità di riconoscere i sentimenti e i bisogni degli altri associati alla tendenza a sentirsi facilmente offesi o insultati senza avere idea di motivi alternativi che spiegherebbero il comportamento degli altri.
b. Intimità: rapporti stretti e intensi, instabili e conflittuali. Il tema centrale è il timore dell’abbandono, associato all’idea che degli altri non ci si possa fidare e prima o poi verranno maltrattati, trascurati o abbandonati. I rapporti stretti sono spesso vissuti in condizioni estreme di idealizzazione e svalutazione continua ed alternata.
2. Patologiche caratteristiche di personalità nei settori seguenti:
A.affettività negativa, caratterizzata da:
a. Labilità emotiva: esperienze emotive instabili e frequenti cambiamenti di umore, emozioni che possono essere molto intense, e/o sproporzionate agli eventi e circostanze.
b. Ansia: intense sensazioni di nervosismo, tensione o panico, spesso in reazione alle sollecitazioni interpersonali; preoccupazioni relative agli effetti negativi delle passate esperienze spiacevoli e paura per le future esperienze negative; sensazione di paura, apprensione, o sentirsi minacciati da incertezza; timori di disgregazione o perdita del controllo.
c. Insicurezza/Separazione: timori di rifiuto e / o separazione da parte di altre persone significative, associata a preoccupazione per la propria dipendenza che sentono come eccessiva e temono di perdere completamente l’autonomia.
d. Depressione: frequenti sentimenti di essere giù, infelice, senza speranza. I pazienti borderline faticano ad uscire dagli stati d’animo negativi; sono pessimisti sul futuro, preda di vergogna pervasiva, senso di inferiorità, pensieri di suicidio e comportamento suicidario.
B. Disinibizione, caratterizzata da:
a. Impulsività: agiscono sotto l’impulso del momento in risposta a stimoli immediati, senza un piano e non tenendo conto dei risultati; difficoltà a stabilire una gerarchia di priorità e comportamento autolesionista sotto stress emotivo.
b. Assunzione di rischi: coinvolgimento in attività pericolose, rischiose e potenzialmente dannose, senza preoccupazioni per le conseguenze, per i propri limiti e negazione dell’esistenza del pericolo personale.
C Antagonismo, caratterizzato da:
a. Ostilità: persistenti sentimenti di rabbia, o irritabilità in risposta alle offese e insulti.
I criteri diagnostici per il Disturbo Borderline di Personalità secondo il precedente manuale diagnostico e statistico (DSM-IV-TR) sono i seguenti:
Una modalità pervasiva di instabilità delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e dell’umore e una marcata impulsività, comparse nella prima età adulta e presenti in vari contesti, come indicato da cinque (o più) dei seguenti elementi:
1. Sforzi disperati di evitare un reale o immaginario abbandono
2. Un quadro di relazioni interpersonali instabili e intense, caratterizzate dall’alternanza tra gli estremi di iperidealizzazione e svalutazione.
3. Alterazione dell’identità: immagine di sé e percezione di sé marcatamente e persistentemente instabili.
4. Impulsività in almeno due aree che sono potenzialmente dannose per il soggetto, quali spendere, sesso, abuso di sostanze, guida spericolata, abbuffate.
5. Ricorrenti minacce, gesti, comportamenti suicidari, o comportamento automutilante.
6. Instabilità affettiva dovuta a una marcata reattività dell’umore (per es., episodica intensa disforia, irritabilità o ansia, che di solito durano poche ore, e soltanto raramente più di pochi giorni).
7. Sentimenti cronici di vuoto.
8. Rabbia immotivata e intensa o difficoltà a controllare la rabbia (per es., frequenti accessi di ira o rabbia costante, ricorrenti scontri fisici).
9. Ideazione paranoide, o gravi sintomi dissociativi transitori, legati allo stress.
*American Psychiatric Association (2000). DSM-IV-TR Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders , Fourth Edition, Text Revision. Edizione Italiana: Masson, Milano.
COME CAPIRE SE SI SOFFRE DEL DISTURBO
Le persone affette da disturbo borderline di personalità presentano, quindi, emozioni intense e fluttuanti con improvvisi attacchi di rabbia; ansie intense ed improvvise; sentimenti cronici di vuoto; instabilità nella percezione di sé e degli altri e comportamenti impulsivi.
E’ un disturbo in cui quasi tutte le aree più importanti della vita di una persona vengono coinvolte, i rapporti interpersonali sono instabili, le relazioni conflittuali e disturbate, il rendimento lavorativo compromesso nonostante le capacità del soggetto, con frequenti periodi di inattività lavorativa o per interruzioni o per difficoltà nel cercare e trovare lavoro. E’ frequente l’abuso di alcool e droghe e, in casi estremi, il ricorso ad atti autolesivi e suicidari. Il disturbo borderline di personalità ha delle caratteristiche in comune con i disturbi dell’umore, in particolare con il disturbo bipolare II. In entrambi i disturbi, infatti, sono presenti oscillazioni tra stati depressivi e momenti di euforia o di umore elevato caratterizzato da prevalente irritabilità. Il disturbo borderline, tuttavia, è caratterizzato da una disregolazione emotiva pervasiva e le oscillazioni dell’umore sono più facilmente dipendenti dal contesto, in particolare dalle relazioni interpersonali. L’abbandono temuto nel disturbo borderline è un fattore d’innesco potentissimo per le oscillazioni dell’umore, così come la percezione del ritorno della persona desiderata. Nel disturbo bipolare, invece, le oscillazioni dell’umore si presentano in modo ciclico ed indipendente dal contesto. Una corretta diagnosi è ulteriormente complicata dal fatto che circa il 50% dei pazienti borderline manifesta anche un disturbo dell’umore (depressione e disturbo bipolare).
Bisogna anche differenziare il disturbo borderline di personalità da altri disturbi di personalità con caratteristiche simili, in particolare il disturbo dipendente di personalità e il disturbo istrionico di personalità, con i quali ha in comune il timore dell’abbandono da parte delle persone significative, il senso di vuoto, l’idea di essere sbagliato e l’emotività instabile e intensa.
COME SI SVILUPPA IL DISTURBO
I teorici più accreditati al momento, non concordano in modo univoco nell’individuare un’unica causa di queste disturbo: infatti lo si identifica come un Disturbo della coscienza, dell’Identità, dell’Umore, della regolazione emotiva o come un deficit della Metacognizione e così via a seconda del presupposto teorico di riferimento. Inoltre, la genetica sembra avere un ruolo importante nel predisporre allo sviluppo del disturbo. Ciò nonostante la natura post-traumatica del disturbo ha solide basi: molti pazienti vengono da storie di abuso (emotivo, sessuale, fisico) che mina la loro fiducia di base nelle relazioni e la capacità di potersi calmare nei rapporti con le persone vicine.
Più in dettaglio, dalla ricerca e dalla pratica clinica con questi pazienti emergono dei dati che evidenziano aspetti comuni alla maggior parte di essi, ossia la provenienza da un ambiente familiare imprevedibile ed instabile; con percentuali maggiori di psicopatologia. Famiglie cosiddette “invalidanti”: genitori incapaci di riconoscere le emozioni provate dal bambino, e che anzi le definiscono come socialmente inaccettabili. I genitori di questi pazienti rispondono all’esperienza interiore del bambino con risposte caotiche, inappropriate ed estreme, come poi apprenderanno a fare loro stessi con le proprie emozioni.
TRATTAMENTO DEL DBP
Il BPD è tra i disturbi più studiati. Il trattamento più efficace per la cura di questo disturbo è la psicoterapia, eventualmente affiancata dalla farmacoterapia. Quest’ultima serve soprattutto per le problematiche associate di depressione, fluttuazioni dell’umore e ansia.
La terapia dialettico-comportamentale (DBT) di Marsha Linehan è un trattamento ad orientamento cognitivo-comportamentale integrato validato con studi randomizzati controllati con pazienti borderline. Secondo la Linehan il disturbo borderline è il risultato di fattori genetici e fattori ambientali e si caratterizza per una sensibilità innata, un’intensità emotiva e una bassa capacità di controllare le emozioni (disregolazione emotiva).
La schema-focused therapy (SFT) di Jeffrey Young è un trattamento che integra l’approccio cognitivo-comportamentale con approcci basati sulle relazioni oggettuali e sulla Gestalt. Secondo quest’approccio, nel paziente borderline sarebbero attivi degli schemi disadattivi precoci e delle strategie di padroneggiamento delle difficoltà che darebbero origine ad altri specifici schemi.
La terapia focalizzata sul transfert (TFP) di Clarkin, Yeomans e Kernberg è una terapia di stampo psicoanalitico. Il suo obiettivo principale è quello di aiutare il paziente a riconoscere, a partire dalla relazione col terapeuta, le rappresentazioni di Sé e dell’altro non integrate (es. dire della stessa persona, a distanza di pochi minuti: “E’ la persona più buona della Terra!” e “E’proprio un infame!”) e a integrarle (es. “E’ una persona disponibile, anche se stavolta mi ha risposto male”).
Il trattamento basato sulla mentalizzazione (MBT) di Bateman e Fonagy, di derivazione psicodinamica, è stato applicato finora solo su pazienti in strutture di semiricovero (day hospital). Secondo gli autori, la difficoltà principale di chi soffre di disturbo borderline è quella di mentalizzazione, che consiste nella capacità di rappresentarsi gli stati mentali propri e altrui, di spiegarsi il comportamento e di prevederlo. Questa terapia, dunque, è volta all’incremento della capacità di mentalizzazione dei pazienti.
La terapia cognitivo-analitica (CAT) di Ryle è un trattamento che integra l’orientamento cognitivo con quello psicoanalitico. Si basa sulla ricostruzione e sul padroneggiamento delle immagini di sé e dell’altro e delle loro transizioni.
Ad oggi, esiste una sostanziale sovrapponibilità dei modelli e l’assenza quindi di una superiorità di uno sull’altro (Gabbard 2004). Sembra però esserci un certo accordo, condiviso anche dalle linee guida inglesi del National Institute for Clinical Excellence (NICE 2009), sull’assunto che il trattamento del Disturbo Borderline di Personalità debba essere costituito da:
· alta strutturazione degli interventi erogati dall’équipe che prende in carico il paziente;
· coerenza degli approcci teorici adottati dai professionisti;
· supervisioni regolari dell’équipe;
· contratto terapeutico per la definizione di regole e obiettivi condivisi;
· atteggiamento empatico e supportivo, ma attivo e orientato al problem solving.
Non esiste una terapia farmacologica risolutiva per questo disturbo, poiché si consiglia di affiancare il trattamento farmacologico come supporto alla psicoterapia, per il trattamento dei sintomi del paziente. Questi sintomi riguardano soprattutto la difficoltà di regolare le proprie emozioni e l’impulsività, la rabbia intensa, l’autolesionismo, l’ideazione suicidaria e i sintomi dissociativi.
Nei casi in cui l’incolumità del soggetto è gravemente a rischio, si può ricorrere ad un ricovero ospedaliero, anche se quest’ultimo va valutato con molta attenzione, poiché in alcune situazioni potrebbe peggiorare la sintomatologia del paziente.
DISTURBO BORDERLINE E PROBLEMI DI COPPIA/FAMILIARI
Il funzionamento della personalità caratterizzato da forti oscillazioni dell'umore soprattutto dovute al contesto interpersonale, la difficoltà a gestire le proprie emozioni, la tendenza a vedere le situazioni o bianche o nere, a idealizzare e svalutare l'altro (o sé stesso), la paura dell'abbandono ed il senso di vuoto, l'impulsività e la rabbia intensa, rendono la vita di coppia particolarmente difficile per chi soffre di DBP e per chi ha una relazione affettiva con lui. Ci troviamo davanti ad una persona che soffre di grande instabilità emotiva e con pensiero molto polarizzato (bianco-nero).
Sotto alcuni consigli (sono solo consigli per riflettere, non indicazioni terapeutiche, per quelle occorre andare da un professionista), estratti dalla letteratura scientifica, per affrontare meglio la vita di coppia con una persona con diagnosi di DBP:
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Aiutare un partner affetto da DBP non significa volerlo/poterlo cambiare. Si tratta, infatti, di un disturbo che va seguito da un professionista, in grado di facilitare un cambiamento (non dobbiamo cambiare le persone, le persone cambiano solo se LORO voglio cambiare, magari con l'aiuto di un professionista).
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La persona con DBP può migliorare ma i tratti del carattere restano tendenzialmente stabili, per tutta la vita. Ci saranno momenti positivi in cui si rischia di dimenticare completamente il problema, momenti che potrebbero però essere seguiti da ricadute. Occorre ricordare che i tratti (o il disturbo) saranno sempre presenti, anche se in miglioramento. Occorre quindi avere delle aspettative realistiche.
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Il disturbo di solito tende a migliorare spontaneamente negli anni ma la psicoterapia può accelerare questo processo (passaggio da disturbo a tratti della personalità o minor gravità del disturbo).
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Non minacciare di lasciare il partner o di allontanarti (non attaccare la relazione! discuti dei comportamenti ma non attaccare la relazione) fino a quando lui non cambierà. Questo atteggiamento aumenta l’instabilità emotiva del DBP. A volte può capitare che la pazienza si esaurisca per lasciare posto alle minacce. Questo non dovrebbe accadere. Peggioreresti la situazione, incrementando l’instabilità emotiva. Le persone dovrebbero dare ultimatum solo quando sono seriamente intenzionate a renderlo effettivo o capaci di farlo veramente. Per essere certi di questo, bisogna essere arrivati al punto in cui non si è davvero più in grado di tollerare il comportamento del partner.
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Non ignorare o fare finta di non vedere i comportamenti violenti o autodistruttivi o che consideri inaccettabili. Facendo finta di non vedere si diventa alleati del disturbo e si finisce per favorire il comportamento patologico. A volte, la persona con DBP insisterà sul fatto che il partner o i familiari si facciano da parte, facendo appello ad un diritto alla privacy. Altre volte, i partner/familiari temono di parlare apertamente di un problema poiché la discussione può essere difficile o aggravare la situazione. I problemi di solito non si creano facendo domande rispettose. Affrontando i comportamenti provocatori ed i fattori scatenanti in anticipo, si può invece contribuire ad evitare problemi ulteriori.
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Non tollerare tutto. Alcune cose non sono tollerabili (minacce, violenza fisica e verbale, furti, soprusi, sputi, ecc.). Vai via e torna più tardi per discutere quanto accaduto. Se la situazione degenera e il partner è pericoloso per sè o per gli altri occorre chiamare il 118. Molte famiglie temono di mettere in atto questo gesto perché non vogliono un’ambulanza di fronte a casa o non vogliono suscitare la rabbia dell’individuo. Ma spesso la sicurezza è da considerarsi più importante della privacy. Le azioni impulsive possono essere una richiesta di aiuto. Se la richiesta di aiuto non è ascoltata, può diventare ancora più rumorosa e più pericolosa.
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Non scegliere il silenzio ma parla del problema con il partner. Non nascondere i gesti negativi quotidiani a familiari o amici. Se ignoriamo o minimizziamo i comportamenti del partner impediamo alla persona borderline di essere cosciente di quanto accade.
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Stabilisci delle regole, affermando i limiti della tua tolleranza. Comunica le tue aspettative con un linguaggio chiaro e semplice. Occorre mettere dei limiti chiari ai comportamenti indesiderati. Non è giusto permettere qualsiasi cosa al partner, anche se soffre di questo disturbo. Se il suo agire non è corretto, sei tenuto a dirglielo. Giustificare le sue azioni è un errore. Come partner è vitale stabilire una linea che non deve essere oltrepassata. Fai capire chiaramente che non sei disposto a tollerare determinati comportamenti e mantieniti coerente.
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La persona con DBP è responsabile delle proprie azioni. Non bisogna fare l'equivalenza tra DBP e incapacità di intendere o volere. La persona con DBP non va trattata come un disabile o come un bambino. Il partner o i familiari a volte fanno di tutto per soddisfare i desideri dell’individuo con DBP, riparare i suoi danni o proteggere tutti dall’imbarazzo. Il tentativo di proteggere la persona con DBP rende l’individuo impreparato ad affrontare il mondo esterno e le conseguenze saranno peggiori.
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Non sentirti colpevole se le cose non migliorano perché sei convinto che sia una tua mancanza. E' un disturbo, non una tua mancanza. Non sentirti mai responsabile del comportamento del tuo partner. Ognuno è responsabile delle proprie azioni.
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A volte basta solo ascoltare, anche se ascoltare è doloroso o difficile. Le persone in generale, anche quelle con DBP, hanno bisogno che i propri sentimenti negativi vengano ascoltati. Non dire: “Non è così”. Non provare a negare o allontanare i sentimenti negativi. E’ bene che la persona possa usare parole per esprimere paura, solitudine, inadeguatezza, rabbia o bisogni. Le persone apprezzano il fatto di essere ascoltate e vedere riconosciuti i propri stati emotivi. Questo non vuol dire necessariamente concordare o approvare. Non avere fretta di discutere con il tuo partner/familiare dei suoi sentimenti o di convincerlo a modificarli. E’ utile per le persone con DBP tradurre i sentimenti in parole, al di là di quanto tali sentimenti siano basati su distorsioni. Hanno meno probabilità di agire questi sentimenti in maniera distruttiva se possono prima parlarne.
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Evita i comportamenti negativi come mentire, ingannare o sfidare la persona DBP.
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Sappi che come partner potresti essere ferito ancora. Se scegli questa persona, questo è il rischio. Non assumere atteggiamenti difensivi di fronte alle accuse o alle critiche. Ascoltare senza litigare implica l’essere feriti perché è molto doloroso riconoscere che qualcuno che si ama possa sentirsi così offeso da te. Talvolta le offese sono dolorose perché sembrano false ed ingiuste. Altre volte, possono ferire perché contengono un fondo di verità. Se ritieni che vi sia del vero in quello che ti viene detto è meglio ammetterlo. Anche se è molto difficile è più produttvo convenire con quanto di vero c’è nelle critiche che ti vengono mosse. Essere onesti e pazienti non significa però accettare tutto. Ad ognuno una sua parte.
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Ricorda che più le emozioni sono intense e più diminuisce la capacità razionale ed introspettiva. Anche se la critica è ingiusta e la reazione istintiva sarebbe la difesa, di fronte alla rabbia dell’altro la migliore soluzione è quella di non alimentare il fuoco ma di prendere tempo ("batti il ferro quando è freddo"). Per quanto ingiusto sia è comunque meglio non reagire ed aspettare, cosi si evitano alcuni circoli viziosi.
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Trova il tempo per parlare di altre cose con il partner che non siano i suoi problemi. Troppo spesso si parla solo dei problemi della persona con DBP. Chiacchierare di argomenti leggeri o neutrali può essere utile. Ci si può accordare, ad esempio, per cenare insieme con il patto di non discutere di problemi e conflitti.
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Trova il tempo per i tuoi bisogni. Mantieni più possibile la tua routine di vita normale, non stravolgere la tua vita per il partner. Mantieni i contatti con i tuoi familiari ed amici. Nella vita non ci sono solo problemi, non rinunciare ai bei momenti. Spesso, quando si ha un partner con un disturbo psichiatrico, si tende ad isolarsi. La gestione dei problemi può assorbire molto tempo ed energie. Le persone spesso si allontanano dagli amici nel tentativo di nascondere un problema che ritengono stigmatizzante e vergognoso. Il risultato di questo isolamento può essere solo rabbia e tensione. Ognuno ha bisogno di amici, di divertirsi, di andare in vacanza per rilassarsi e staccare la spina.
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Ricorda che la persona con DBP tende ad avere opinioni estreme. Ad estreme emozioni si associa una modalità estrema di pensiero. Gli altri (anche tu) sono spesso percepiti come o tutti buoni o tutti cattivi. E percepisce anche se stesso come tutto buono o tutto cattivo, totalmete capace o totalmente incapace.
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Ricorda che la persona con DBP non sa leggere bene le intenzioni dell'altro e fa attibuzioni sbagliate. Se si sente spaventato da un tuo discorso o racconto penserà che sei tu che vuoi fargli paura, se sente vergogna penserà che tu vuoi umiliarlo, se prova rabbia per un tuo discorso o atteggiamento penserà che tu vuoi sfidarlo o minacciarlo. Cerca di esplicitare, più che con le altre persone, le tue intenzioni, spiega i motivi del perchè fai delle azioni o dici delle parole, prova a rendere la tua mente "trasparente", perchè per chi ha un DBP la mente dell'altro è spesso oscura, difficile da decodificare.
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Ricorda che la persona con DBP non ha la capacità di auto-regolarsi con attività positive ma lo fa con attività distruttive. Ha emozioni che oscillano in maniera drammatica nel corso di una giornata e che sono particolarmente intense. Non sa calmarsi con attività positive. Tende a gestire queste emozioni con strategie esterne di solito distruttive (etero-regolazione). Per lenire il dolore mentale può usare sostanze psicoattive, tagliarsi, litigare, fare attività adrenaliniche o rischiose, fare abbuffate, sport eccessivo, sesso compulsivo, spese non oculate ecc..Deve imparare una regolazione interna, l'auto-regolazione, ma è difficile per lui. Deve trovare attività non dannose per calmarsi. Deve quindi imparare a regolare meglio le emozioni e imparare a tollerare la noia.
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Ricorda che per la persona con DBP la noia non è solo noia, ma disforia. Per questo la persona con DBP evita la noia con tutti i mezzi a disposizione, anche distruttivi. La disforia è un sentimento di tensione spiacevole, angoscia dolorosa, irritazione, umore scontroso, con tendenza ad agiti rabbiosi e riduzione della capacità di modulare le emozioni.
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Ricorda che la persona con DBP non sa calmarsi da solo, autoregolarsi. Se la persona di riferimento si allontana, anche se per poco, la persona con DBP può percepire l'abbandono e può provare non solo ansia ma una sensazione intensa di panico. Non è in grado di rievocare l’immagine della persona assente per calmarsi. Si sente tranquillizzata ed amata solo se la persona è fisicamente presente. Questo non significa stare sempre vicino al partner per evitare i suoi sentimenti abbandonici. Non bisogna "salvare" l'altro o diventare simbiotici, anzi bisogna aiutare il partner a tollerare alcune frustrazioni. Ma è meglio sapere come l'altro si sente.
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La persona con DBP è deficitaria nell’abilità di tollerare lo stress a livello relazionale (ad esempio: rifiuto, critiche, disaccordi) e può pertanto beneficiare di un ambiente tranquillo e sereno. Occorre mantenere il clima relazionale a “giusta temperatura”. Le critiche sono normali ma vanno moderate. Gli apprezzamenti sono normali ma modera anche quelli (possono indurre paure e aspettative di fallimento).
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In generale, la persona con DBP e il suo partner o la sua famiglia hanno aspettative superiori alle sue risorse. Ridimensiona le tue aspettative. Fissa obiettivi realistici. Lavora su una sola cosa alla volta. “Grandi” obiettivi conducono più facilmente all’avvilimento e al fallimento. Rallentando il ritmo con il quale sia i partner/familiari che il paziente cercano di raggiungere gli obiettivi, si prevengono le drammatiche oscillazioni e le esperienze di fallimento che attentano all’autostima dell’individuo e che conducono a ricadute.
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Accetta i tuoi limiti e diglielo: “siamo esseri umani e tutti abbiamo i nostri limiti”
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Ricorda che il cambiamento avviene lentamente perché i progressi evocano nei pazienti con DBP timori abbandonici.
DIFFICOLTA' DEI FAMILIARI CHE VIVONO CON UN PAZIENTE BORDERLINE
La convivenza con un paziente che soffre di disturbo borderline di personalità può essere molto difficile. Ecco alcune linee guida per i familiari - LEGGI QUI le linee guida per i familiari
Nel sito della NEA.BPD Italy (National Education Alliance for Borderline Personality Disorder), ci sono utili informazioni per i familiari ed eventuali gruppi di supporto del programma Family Connections
ALTRE LETTURE UTILI
Descrizione dettagliata del disturbo - LEGGI
Dott. Stefano Blasi, Ph.D, Psicologo Clinico e Psicoterapeuta, Specializzato in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale,
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